Il Rapporto di Bankitalia sulle conseguenze del Covid in Basilicata ha l’effetto di una nuova «doccia fredda» sulle aspettative per la ripresa. La Uil lucana ha dedicato nei giorni scorsi il consiglio confederale regionale per un approfondimento e per adeguare proposte ed idee.
Segretario Vincenzo Tortorelli dal tunnel della pandemia non si intravede ancora la luce? «Abbiamo attraversato la pandemia con gravi perdite, una privazione dolorosa, una sorta di spaesamento. Questa crisi è un fenomeno che ha investito tutti e tutto ed ha coinvolto le ideologie, la politica, l’economia, la tecnica, l’ecologia, ed ogni aspetto delle nostre vite. Tuttavia, il sindacato, noi, abbiamo dimostrato di esserci offrendo il nostro contributo determinante nel consentire la tenuta delle produzioni del Paese attraverso i protocolli di sicurezza: un’espressione di grande valore di come si può coniugare economia e lavoro, produttività e salute. Una prova che rappresenta un modello di cosa è, e di cosa può fare, il sindacato; di che cosa ha dato e può continuare a dare l’energia sindacale, sia nella fase dell’emergenza ed ora nella nuova stagione dello sviluppo post covid. Uno sviluppo che per noi deve essere necessariamente più equo, più compartecipato e non calato dall’alto. Il sindacato, ancora una volta, ha dimostrato che la sua è una vocazione di organizzazione solidale generale».
I dati della ripresa documentati dall’Istat dicono di una crescita per gli anni 2021-2022, di un +4,7% sostenuta per lo più dalle misure eccezionali previste nell’avvio del Piano nazionale di resilienza e rilancio (Pnrr). Ma questa crescita come si delinea?
«Non tutti i settori sono sugli stessi blocchi di partenza. Se la manifattura e l’edilizia hanno già iniziato a riguadagnare terreno rispetto alla crisi, diverso è il discorso per il turismo, la ristorazione e il terziario. La logistica, a differenza di quanto si possa credere, non ha registrato un aumento degli addetti significativo. Grande rilievo ha il tema degli ammortizzatori sociali. Per parte nostra è evidente che si deve realizzare una riforma di
stampo universale, che copra tutti i settori. Il terziario ad esempio, oggi, non ha le stesse tutele dell’industria. Quanto alle politiche attive, sarà centrale la formazione. Senza un’azione di rimodulazione dei profili vicino alle richieste del mercato avremo sempre una sfasatura tra domanda e offerta di lavoro. Allora abbiamo bisogno di un’economia più inclusiva che allarghi gli spazi della cooperazione e della promozione delle famiglie, una nuova ascesa sociale dei giovani e delle donne che lavorano e dei loro salari. Si tratta di costruire ed attuare quel marchingegno straordinario che il presidente Draghi ha condiviso con le forze sindacali».
Si parla tanto di investimenti green… «Sì, ma a tutt’oggi registriamo ancora nulla di preciso sul coinvolgimento di Eni e Total, sulla promozione di nuovi investimenti; nulla di preciso sull’infrastrutturazione speciale dell’area di S. Nicola, anzi si retrocede con la disattivazione del
punto del 118; nulla sulle nuove Zes. Ed invece crescono i costi ambientali, dall’acqua allo smaltimento dei reflui industriali».
E allora come si affronta il dopo Covid?
«Abbiamo più volte ribadito che è illusorio pensare di affrontare i nodi dopo Covid senza una visione di medio-lungo termine, di compromesso e di collaborazione tra forze che hanno gambe e testa nei diversi mondi sociali.
Una svolta serve e la dobbiamo rivendicare qui nella nostra regione e nella dimensione nazionale. Il Pnrr non è un punto di arrivo, è l’innesco di una ripartenza. Un’opportunità di mettere mano dal basso ed in maniera organica alle proprie strategie con i differenti strumenti di programmazione.
A ciò si aggiunga la capacità di dare nuovo corso all’Accordo con Eni e Shell.
Come sindacato abbiamo le idee chiare, ne abbiamo discusso insieme qualche giorno fa nel corso degli esecutivi unitari in cui abbiamo ribadito la necessità non più rinviabile di un Piano strategico, come metodo di programmazione, per lo sviluppo della nostra regione. All’interno del nostro documento “Un patto per il lavoro e per il rilancio dopo la crisi” abbiamo attualizzato le nostre proposte, presentate da tempo alla Giunta regionale, in rapporto all’enorme mole di risorse che in Basilicata arriveranno. Occorre dunque, subito, recuperare un quadro d’insieme, un grande progetto intersettoriale con l’apporto di sintesi della Presidenza in accordo con il sindacato.
Perché il Pnrr, dobbiamo spiegarlo bene a questa Giunta, non è solo materia della politica. Esso è un Piano che appartiene al Paese alla Regione, alla cittadinanza e la lavoro, ai giovani e agli anziani. Ecco perché la nuova pianificazione regionale deve prendere la forma di un vero Piano del lavoro. Questo è l’impegno strategico che chiediamo al Governo regionale».
Dal vostro consiglio confederale regionale avete lancia l’idea di nuovo sviluppo per il futuro della regione si basa su tre assi. Quali sono?
«Li sintetizzo. Il primo asse è quello della promozione e della tutela della persona come parte di una comunità di lavoro, ma anche come attore e destinatario dei sistemi di protezione sociale, dell’ambiente naturale e culturale, come cardine della crescita umana e collettiva. Il secondo asse è la tutela dell’ambiente, dei borghi che si vanno spopolando, dei luoghi di valorizzazione delle risorse naturali, delle città patrimonio dell’umanità quale è Matera, delle acque e delle foreste regionali. II terzo è quello dell’intelligenza umana nell’uso delle nuove opportunità che la tecnologia e i nuovi media ci mettono a disposizione. Questi tre assi si articolano in azioni e obiettivi specifici coerenti e decisivi per mettere in moto le aree di trasformazione strategiche della regione. Per vincere questa sfida è necessario un coordinamento straordinario e forte tra i diversi livelli di pianificazione e di monitoraggio della complessa maglia di obiettivi e di risultati da conseguire. Occorre una sorta di Amministrazione ad hoc, parallela a quella ordinaria, compartecipata dalle forze sociali, posta in capo alla Presidenza della Giunta. È in gioco la credibilità realizzativa di concertare e tradurre in nuovo sviluppo un’operazione storica di riforma della programmazione intorno ad un vero Piano Marshall di crescita post-pandemica».
Qual è lo stato dei rapporti con la Giunta regionale?
«Con la campagna di mobilitazione intrapresa, confidiamo in un nuovo corso di relazioni sindacali e sociali, nella consapevolezza che il colloquio e il
confronto per il Piano del lavoro possa essere vissuto come un arricchimento delle funzioni del Governo regionale, come massimo fattore propulsore di iniziative e alleanze per lo sviluppo. In ragione di tutto ciò, riteniamo non più rinviabile e procrastinabile l’apertura di un confronto che parta dalla programmazione ed arrivi a definire un nuovo patto per lo sviluppo per la nostra regione. Diversamente non ci sarà altro tempo a disposizione per il rilancio dello sviluppo del territorio lucano dopo Covid e la risposta unitaria dei sindacati confederali sarà quella di indire la mobilitazione generale delle forze sociali a supporto di un nuovo modello di sviluppo, per cui chiameremo ad esprimersi e battersi larghi settori della popolazione
lucana desiderosa di cambiare. Con il nuovo sindacato e con le nuove generazioni lavoriamo per costruire la regione sociale, del miglioramento e
della innovazione per camminare insieme».