L’anno che si chiude è stato particolarmente intenso per i lavoratori, i cassaintegrati, le donne, i giovani, i pensionati e di conseguenza i sindacati. Poche settimane fa abbiamo partecipato alla manifestazione di Bari per lo sciopero generale, proclamato da Cgil e Uil. Un ulteriore atto di responsabilità per il nostro ruolo perché il Governo non ha fornito ancora, purtroppo, risposte chiare e concrete ai problemi del Paese, ancora “smarrito” per l’effetto della pandemia con una crescita del disagio e della diseguaglianza sociale.
Le disuguaglianze generazionali e di genere, i diritti di cittadinanza limitati in sanità istruzione e mobilità, le inefficienze del sistema giudiziario, la carenza di risorse umane e finanziarie nella Pubblica Amministrazione sviliscono le famiglie e le opportunità di crescita delle imprese. Noi crediamo che ci sia bisogno di interventi straordinari per garantire la salute dei cittadini, sviluppo, occupazione e diritti di cittadinanza, uguali per tutti. Interventi che devono segnare la crescita del Paese e soprattutto del Sud e della Basilicata, colmando i divari e garantire buon lavoro ed inclusione. Invece, la manovra finanziaria del Governo va nella direzione opposta.
È stato questo un anno funestato dalle morti sul lavoro sino all’ultima vita spezzata – Rossella Mastromartino – dall’incuria e dall’indifferenza di chi può e non fa nulla, nonostante le segnalazioni dei sindacati, tra i quali la Uilm, che avevano documentato il pericolo per l’incolumità dei lavoratori. La UIL ha intensificato la campagna “Zero Morti sul Lavoro” che è diventata centrale del “Tour Uil 2021” con la tappa a Potenza nello scorso novembre. Il sindacato si è fatto portavoce di una lotta alle morti sul lavoro con tutti gli strumenti disponibili. Dopo la morte della giovane operaia di 36 anni, investita nell’area industriale di Melfi, si accrescono la nostra denuncia e il nostro impegno: chi va a lavoro deve avere sempre la certezza di poter tornare a casa dalle proprie famiglie. Ma, ancora una volta, questo non è accaduto ed è una sconfitta per tutti.
Un pensiero va rivolto a famiglie, lavoratori, pensionati e disoccupati. L’altra faccia della medaglia dello spopolamento è il crescente disagio sociale di chi continua a vivere specie nei piccoli centri. “Il virus ha aggredito una società già stanca”, come sottolinea il Censis. Perchè la pandemia è una potente messa alla prova del nostro schema di sviluppo, delle nostre prospettive individuali e collettive, della stessa convivenza nelle relazioni interpersonali, una sfida per affrontare una volta per tutte, con forza, i nodi strutturali della società lucana e che abbiamo definito nel corso di questi mesi, insieme. Sfide che sono ancora tutte da affrontare con immediatezza senza lentezze e ritardi, perché la pandemia è un moltiplicatore di disuguaglianze e dobbiamo correre insieme per non lasciare nessuno indietro. Bisogna restituire un futuro alla nostra regione e al nostro Paese.
Dobbiamo ripartire dall’esigenza di un profondo cambiamento delle politiche, pena l’aggravarsi delle precarietà ed il permanere di condizioni di marginalità socioeconomica della regione. Le risorse del PNRR devono essere un’opportunità e non l’ennesima occasione persa. Lo diciamo da tempo: il 40% delle risorse del PNRR sono insufficienti a colmare i divari. Servono investimenti per una riforma strutturale dell’apparato amministrativo con più assunzioni e più formazione. Servono più risorse, per garantire crescita, sviluppo, occupazione e inclusione. A partire dai settori strategici regionali, dall’automotive al Petrolio.
Si tratta di raccogliere le sfide strutturali da affrontare con una traiettoria comune, condivisa, tra istituzioni e società locale con un metodo nuovo che parta dalla programmazione ed arrivi a definire le condizioni necessarie per il lavoro e il rispetto dei lavoratori, con al centro il valore della prossimità dei luoghi, dei paesi, delle medie città ed il consolidarsi del sentimento di comunità. Solo così lavoro e impresa, insieme, possono estrarre dalla crisi Covid nuovi valori, nuovi diritti individuali e sociali. Una strategia che, tuttavia, sia principalmente una manovra-ponte di sostegno dei soggetti sociali e delle famiglie colpite dalla crisi, che rinforzi la loro capacità reddituale, di consumo e soddisfi i bisogni, anche nuovi. Ecco perché non mi stupisce che il Censis parli di un’“incapacità di visione” nell’affrontare la crisi scatenata dal Covid. Il Covid rende più urgenti le ragioni di una svolta. E sollecita anche noi ad offrire un contributo più adeguato di partecipazione ad un’azione comune secondo un’agenda di priorità condivise.