UIL Basilicata

Le ragioni dell’opposizione della Uil al disegno di legge Autonomia Differenziata sono state ribadite nel Seminario di approfondimento dal titolo: “Autonomia perché no?” organizzato dalla Uil a Matera nella sala del Consiglio Provinciale.

Tanti i pericoli.  Per la Sanità: le Regioni più ricche potrebbero sostenere il proprio sistema sanitario con le risorse del loro bilancio, aumentando il divario tra le Regioni più virtuose e le Regioni più in difficoltà. Per l’Istruzione ci potremmo ritrovare con una concreta possibilità di avere uno squilibrio in termini di formazione e con un abbassamento radicale, per le Regioni più povere, della qualità dell’istruzione.

Quanto alle altre materie come la sicurezza e la tutela del lavoro, le reti di trasporto, la pianificazione territoriale, le Regioni più ricche sarebbero avvantaggiate perché avrebbero più risorse da spendere anche per quanto concerne le politiche del lavoro, le reti di trasporto, la pianificazione territoriale. Le Regioni più povere, non avendo bilanci floridi, non potrebbero affrontare le innumerevoli spese autonomamente.

Luigi Veltro funzionario nazionale Uil, attraverso slide, ha spiegato in dettaglio le ricadute del disegno di legge sull’Autonomia differenziata sui cittadini della nostra regione e in generale del Mezzogiorno.

“Siamo di fronte ad una norma – ha detto – che creerà 19 Regioni a Statuto speciale, a cui si aggiungono quelle a statuto speciale. Crediamo però che, prima di parlare di autonomia differenziata, dobbiamo fare ogni sforzo per porre sullo stesso piano tutti i territori. L’autonomia differenziata rischia di mettere in discussione definitivamente il carattere pubblico e nazionale, ad esempio, dell’istruzione e di conseguenza mina, alla radice, le basi del diritto allo studio. Si rischia di vanificare la portata del contratto collettivo nazionale di lavoro e si rischia di dire addio all’unitarietà dell’insegnamento. E dopo ciò che è successo con la pandemia è sensato dare completamente alle Regioni la tutela della salute? E possiamo permetterci lo spezzatino delle reti nazionali di energia e devolvere la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali? Pensiamo veramente – ha detto l’esperto della Uil – che sia sensato dare in via esclusiva la potestà legislativa sulle politiche attive e sulla sicurezza sul lavoro? E questi sono solo alcuni esempi delle 23 materie che possono essere oggetto del “federalismo a geometria variabile”. Non per nulla, su ognuna delle materie oggetto di decentramento, dall’energia alla sicurezza sul lavoro, dai centri per l’impiego alle infrastrutture, dalla salute all’istruzione e formazione, qualche volta si ha l’impressione che si brancoli fra idee spezzettate e grandi proclami, fra volontà riformatrici e tendenza alla conservazione. La stessa introduzione dell’individuazione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni ci appare più come una corsa sfrenata ad avviare il percorso del regionalismo rafforzato, che non il tentativo di introdurre finalmente dopo oltre 20 anni, uno strumento in grado di definire costi e fabbisogni standard e garantire diritti di cittadinanza uniformi in tutte le aree del Paese tanto al Nord quanto al Sud, tanto nelle aree urbane che nelle aree interne. Tra l’altro, il disegno di Legge indica, che il passaggio dalla spesa storica ai costi standard non deve implicare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

“Per noi – sottolinea Vincenzo Tortorelli segretario regionale della Uil intervenuto al seminario –  questa riforma rischia di scavare un’ulteriore profonda frattura tra Nord e Sud del Paese quando, invece, abbiamo bisogno di ridurre i divari territoriali, che riguardano tutti i cittadini e ancor di più giovani e donne, ad iniziare con la messa a terra dei progetti del PNRR e con l’accelerazione delle risorse nazionali ed europee della coesione del settennio 2021-2027. A nostro avviso vanno respinte le differenziazioni perché si rischia di creare le “diseguaglianze” quale elemento propulsivo e di competitività per questo o quel territorio: Nord contro Sud, aree urbane e metropolitane contro aree interne. L’autonomia differenziata, così come disegnata dal testo normativo approvato dal Governo -aggiunge Tortorelli – non solo non pone riparo alle evidenti disfunzioni delle attuali Regioni, ma al contrario rischia di accentuarne le inefficienze, fino ad arrivare vicino alla “disgregazione” del nostro già fragile Stato nazionale, aumentando le disuguaglianze sociali e territoriali. Non ci possiamo permettere che i diritti di cittadinanza vengano garantiti a seconda della zona geografica in cui si nasce”.

Bruno Di Cuia responsabile territoriale Matera ricorda che secondo il dl tutto il patrimonio culturale di Matera passerà alla Regione e sarà sottratto alle Sovrintendenze e quindi allo Stato. “Sarebbe impossibile occuparsene come di tutte le altre questioni “regionalizzate”.  “A nessuno venga in mente – ha detto ancora Di Cuia – di utilizzare le risorse europee per la coesione, in pratica i fondi strutturali e di investimento europei, per alimentare il sistema di perequazione infrastrutturale materiale e immateriale. In sintesi, crediamo che occorra applicare compiutamente l’articolo 119 sull’autonomia finanziaria di entrata e di spesa ed il sistema di perequazione, senza il quale sarebbe impossibile garantire i diritti civili e sociali uniformi su tutto il territorio nazionale. Noi riteniamo che questo Paese, per essere ammodernato e per competere sul piano dello sviluppo e ridurre le disuguaglianze, abbia bisogno di riforme condivise, partecipate”.

La Uil con il Seminario di Matera intende proseguire la mobilitazione in Basilicata dove già ci sono state numerose iniziative sindacali unitarie e con associazioni, movimenti di cittadini.

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