Il sindacato torna in piazza domani a Napoli per la manifestazione di Cgil, Cisl, Uil con la partecipazione di delegazioni di lavoratori della Basilicata e del Sud che completa il programma di mobilitazione dopo le manifestazioni di Milano e Bologna. Si chiude una fase di iniziative per cominciarne subito una nuova. Con il segretario regionale della Uil Vincenzo Tortorelli discutiamo dei temi riferiti a questa fase e alla tenuta sociale della Basilicata.

  1. Ancora il Mezzogiorno al centro dell’impegno del sindacato unitario. Quali proposte porterete a Napoli? Lo abbiamo già testimoniato con la manifestazione-presidio davanti la Regione del 22 aprile scorso contro l’Autonomia Differenziata che abbiamo tenuto insieme a 60 organizzazioni della società civile. Il Sud sta rischiando grosso e soprattutto di acuire lo spopolamento e la fuga dei giovani. Ci sono Regioni, tra le quali la Puglia e la Campania, che hanno fatto passi in avanti. Non possiamo dire lo stesso per la Basilicata. A Bardi avevamo proposto di allacciare rapporti con gli altri Governatori del Sud. Lui si è fermato a rapporti formali. Per noi è sempre più attuale promuovere gli Stati Generali del Sud. Mi piace ricordare le parole dal palco di piazza Mario Pagano per il Primo Maggio del nostro segretario generale PierPaolo Bombardieri rivolte al Governo: “vi sfidiamo”. Sono il migliore incoraggiamento per la nuova fase di iniziativa e mobilitazione che ci attende e che richiama anche la Giunta Regionale alle proprie responsabilità per dare le risposte alle richieste di lavoratori e cittadini lucani.
  2. A proposito di Primo Maggio, cosa ha significato la Festa nazionale dei lavoratori per la prima volta in Basilicata Abbiamo dato voce al Paese reale e al diffuso bisogno di protagonismo e di confronto. Il messaggio che abbiamo mandato al Governo nazionale e regionale è quello di una Basilicata che non piega la testa e che come nelle stagioni di mobilitazione sindacale degli anni settanta e successive ritorna protagonista del proprio destino. Abbiamo rimesso al centro dell’attenzione politica il Mezzogiorno e con la strenua difesa della Costituzione i temi dell’unità del Paese perché il disegno di autonomia differenziata sia battuto. La riuscita manifestazione e l’ampia partecipazione in piazza, come ci è stato riconosciuto in occasione dell’ultimo Esecutivo nazionale Uil, per quanto ci riguarda, è frutto di un grande lavoro di rafforzamento alla partecipazione diretta dei lavoratori che passa dalla fase congressuale della Uil e dalle tante iniziative fatte sul territorio.
  3. Veniamo ai temi regionali. Cosa manca alla Basilicata per agganciarsi allo sviluppo ? Il futuro, come il presente, della nostra comunità non si risolvono con il bonus gas e magari aggiungendo il bonus acqua che denotano una visione corta. Sono strumenti che ci ricordano il bonus carburante e pertanto utili alla sopravvivenza. Serve altro. Servono una visione lunga, una progettualità, a partire da un Piano del Lavoro che affronti l’emergenza occupazione in tutti i suoi aspetti. I 36mila Neet esprimono l’assenza di un lavoro buono, di qualità, ben pagato che è la causa principale della fuga dei nostri giovani. Ma attenzione: già da qualche tempo sono anche i padri e le madri che vanno via per raggiungere i propri figli.
  4. Dunque petrolio ed acqua non bastano? La Uil ha messo sul tavolo della Giunta un pacchetto di proposte su quelli che abbiamo definito i “beni comuni” e che oltre al petrolio-gas-energie rinnovabili e all’acqua sono ambiente-territorio-patrimonio forestale. Non ci è stata mai data la possibilità di un confronto vero. Per questa Giunta è stato sufficiente convocarci insieme a Cgil e Cisl per comunicare provvedimenti già presi. E’ accaduto lo stesso con il DEF e la manovra di bilancio. Libri di enunciazioni e di sogni che sono il frutto di una doppia concezione sbagliata perché basata sul “tutto è a posto” e sull’autosufficienza della Giunta che solo alla pronuncia della parola concertazione dimostra di avere l’orticaria. Ed è soprattutto il metodo della ritualità che è inaccettabile.
  5. Manca meno di un anno dalla fine della legislatura. Per la Uil cosa è possibile fare? Sono pienamente consapevole che non c’è molto tempo a disposizione. E allora, insistiamo: bisogna concentrarsi sulle priorità che oltre al Piano del Lavoro di cui ho parlato, in sintesi, sono il Patto per Melfi per governare il nuovo processo dell’automotive dopo la dichiarazione di grave crisi industriale, la messa in sicurezza della salute dei lucani e dei livelli occupazionali nella sanità, la gestione del Programma di spesa del Pnrr scongiurando il rischio che non si spendano i soldi, come si deve fare per il Programma comunitario dei prossimi cinque  anni, il superamento del precariato a partire dalla platea dei lavoratori ex Rmi e Tis. Sulla sanità non staremo a braccia conserte e siamo pronti a ripetere la mobilitazione unitaria del 19 novembre scorso. Quanto alla fase di transizione energetica, sulla quale nessuna ha la verità in tasca, siamo fortemente preoccupati perché al di là degli Avvisi sull’idrogeno non c’è un’idea precisa. Anche per la forestazione la Giunta naviga a vista salvo annunci che non trovano possibilità di conferme. Sia chiaro: anche dalle opposizioni ci aspettiamo una nuova visione su come affrontare queste priorità e in generale il futuro.
  6. Il tempo dunque rema contro. Quali sono i maggiori timori del sindacato? Lo sviluppo non aspetta. O si agganciano adesso le opportunità per molti aspetti uniche – penso al Pnrr – oppure le perderemo. Sarebbe questa una responsabilità che per prime le giovani generazioni non consentirebbero. La Uil ha dimostrato e continuerà a farlo di essere il sindacato della protesta e della proposta. Almeno noi non sprecheremo un solo giorno per far sentire protesta e proposta nei Palazzi. E vigileremo con grande attenzione su eventuali scelte elettoralistiche che sarebbero un errore ancora più dannoso per le conseguenze e, che segnerebbero il destino della regione. Chi dovesse farlo si assumerà tutta la responsabilità. Si concentri ogni sforzo su un progetto di Basilicata attrattiva e laboratorio, per tutto il Sud, di come trasformare risorse ed opportunità in occasioni di sviluppo e nuovo lavoro di qualità. In questo ci conforta il messaggio inviato da Mons. Ligorio ai sindacati e che voglio richiamare: “Servono progetti concreti, aziende innovative e il Sindacato può svolgere su questo un ruolo determinante”.
  7. Ci avviamo verso il primo anno dal congresso regionale Uil (giugno 2022) che l’ha eletta. Qual è il nuovo percorso? La Uil si è rinnovata con una segreteria regionale giovane, espressione anche delle maggiori categorie e con oltre 33 mila iscritti (dato conclusivo 2022) è in crescita in tessere e consensi. Come ha ampiamente dimostrato nelle elezioni delle Rsu in particolare nel pubblico impiego, nella sanità, alla Stellantis di Melfi e in altre piccole e grandi realtà industriali. Abbiamo seguito il percorso di rafforzamento della nostra presenza sui territori e stiamo attuando il Progetto la “Casa Uil – Casa delle persone”. Sono state già inaugurate Case Uil a Palazzo San Gervasio, Chiaromonte ed Irsina e siamo fortemente impegnati a realizzare a Matera una nuova e moderna sede che comprenda tutte le categorie e più servizi.
  8. Qual è il significato del passaggio che avete deciso da “sindacato dei cittadini” a “sindacato delle persone”? Con l’ultimo congresso nazionale il segretario generale Bombardieri ci ha affidato una missione che vogliamo portare a termine. Vogliamo allargare gli orizzonti, guardando con più forza a vecchi e nuovi bisogni, in una società la cui soglia dei diritti è regredita. Proseguiamo il percorso avviato con i congressi regionale e nazionale di predisposizione di organizzazione a rete in grado di perseguire trasversalità ed interazione funzionale dei servizi nell’unica destinazione possibile: l’associato, il cittadino, la Basilicata.
  9. Quale messaggio affida in conclusione? L’idea forte è di generare un nuovo ciclo di pianificazione, partecipata da territori e sociale, per inanellare le diverse e cospicue leve finanziare del Pnrr e dei fondi europei, con interventi coerenti e cumulativi secondo i bisogni delle nuove generazioni coniugati alla valorizzazione dei beni comuni nel contesto globale. Se volessimo sintetizzare tutto, serve più concertazione, più partecipazione, e farsi contaminare di più dal coraggio. È il nostro impegno che rinnoviamo a fianco dei lavoratori, dei pensionati, delle donne e dei giovani,  per ridare dignità alle persone. Un esempio concreto ai giovani: nelle prossime settimane ospiteremo 30 giovani provenienti da tutt’Italia perché alla generazione del terzo millennio intendiamo affidare il testimone del cambiamento.

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