E’ il tempo giusto. E’ il tempo del fare. E’ il tempo del comunicare di meno ma programmare di più. Non siamo così lontani dal resto d’Europa. Nessun luogo in fin dei conti lo è. Forse siamo poco connessi in termini di infrastrutture materiali e immateriali, anzi, sicuramente. Il punto è che la Basilicata non deve essere vista come l’“isola che non c’è”. Non abbiamo bisogno di Peter Pan che vogliono disegnare la nostra terra come un luogo piccolo, senza prospettive; come un territorio che non abbia le caratteristiche giuste per affacciarsi alle nuove sfide del futuro.
Mi piacerebbe che ci fossero meno studi di fattibilità economica e più progettualità sociale. Voglio provare, a nome della UIL di Basilicata, a superare il silenzio di quest’ultimo anno, sicuramente non semplice per via dell’emergenza pandemica ancora in atto, provando a dar voce alle grida soffocate del nostro popolo che chiede più rispetto, più salute, più lavoro.
La UIL, un sindacato che per tradizione è autenticamente riformista, prova ogni giorno a portare avanti la sua mission: difendere i posti di lavoro e disinnescare con proposte fattive la bomba sociale in atto.
Partiamo da un assunto: per noi le priorità sono le Persone. La pandemia ci costringe, come emergenza, ad affrontare il contenimento dei contagi e a riorganizzare il sistema sanitario regionale. Monitorare i contagi attraverso il tracciamento ed accelerare le vaccinazioni sono essenziali. Il Pnrr ci viene incontro per realizzare finalmente la sanità di prossimità con le Case della Comunità e quindi garantire servizi e prestazioni vicini ai cittadini.
Il problema vero è che mancano i medici di base. Circa 5 anni fa, come anche adesso, ponevamo il tema alla Regione sul come fare per superare questa difficoltà che riguarda l’assistenza e il presidio sanitario sul territorio, proponendo l’infermiere di quartiere. Ci aspettiamo dunque che la Giunta Regionale faccia la sua parte su questo tema.
Non è più pensabile che nel terzo millennio, quello che stiamo vivendo, quello che stiamo costruendo, nel mondo della scuola esistano le pluriclassi. E’ impensabile che nella stessa aula abbiamo bambini di prima elementare che studiano e si rapportano con ragazzini di quinta elementare. Questa è la scuola repubblicana che abbiamo immaginato nelle fondamenta della Costituzione del nostro Paese? Noi crediamo di no.
Il lavoro si crea con le opportunità. Con la capacità di mettersi in gioco. Con la possibilità che è insita nell’indubbia attrattività del nostro territorio rispetto ad investitori esterni.
Non vogliamo le nuove “gabbie salariali”, ma dobbiamo provare a portare avanti una riflessione come fu per la Fiat di Melfi nel ’93, nell’ottica di una flessibilità salariale d’ingresso. Portando 20.000 posti di lavoro. E in quel momento storico c’è stata si una vera prospettiva di crescita per la nostra regione. Questa diventa una prospettiva di fattibilità in un obiettivo di crescita occupazionale guardando ai players regionali dell’automotive e dell’energia.
Abbiamo bisogno di praticare e realizzare coerentemente le opportunità che offre il PNRR ,cambiando le politiche regionali.. Lo possiamo immaginare solo se ci sarà più concertazione tra sindacati, politica e popolo lucano.
C’è un problema di disuguaglianze che esistono nel nostro Paese. Vanno sicuramente discusse prima in Europa e poi nella nostra penisola.
Siamo una regione-cerniera. Siamo la nuova piattaforma del Mediterraneo. Si convincessero tutti che anche se siamo poco serviti su gomma, su ferro, in termini digitali, dobbiamo iniziare a fare degli accordi specifici per le produzioni locali che possano avere uno spiraglio oltre i confini regionali. Pensare ad una Zes, come retro-porto di Taranto, per far traguardare le nostre produzioni oltre mare.
Abbiamo in Basilicata un pezzo di popolo che vive di sostegni. Che grazie all’impegno del sindacato unitario è riuscito ad avere risposte, in una prospettiva che richiedeva alla Regione Basilicata più audacia. Purtroppo però ci duole evidenziare che l’attuale governance regionale non ha quel coraggio di osare che servirebbe in questo momento.
Parliamo di RMI e Forestazione. Noi abbiamo avuto l’intelligenza con CGIL e CISL di ragionare proponendo una piattaforma non di assistenza ma di prospettiva per queste persone che purtroppo scontano i problemi derivati da livelli di povertà quasi assoluta.
I lavoratori del RMI rientrano in una platea che tra 10 anni circa scomparirà. Noi continuiamo a sostenere l’idea che possono essere inseriti in un contesto di rifacimento delle strade provinciali, recuperando le ingenti risorse previste dai piani del dissesto idrogeologico. Noi dobbiamo essere capaci di attrarre quelle economie, porle in capo alla Provincia e riproporre il sistema dei “cantonieri” perché la viabilità sia quanto più ottimale ed efficiente, mettendo in sicurezza queste persone.
Il nostro territorio si pone dinanzi alla sfida più importante di sempre: divenire un hub dell’idrogeno. Non basterà l’eolico, non basterà il solare, abbiamo bisogno di uscire anche dall’idea del fossile. Secondo le nostre analisi sfruttare l’idrogeno ci porta ad una realizzazione di oltre 3000 posti di lavoro in Basilicata. Dall’altra parte bisogna favorire un meccanismo che possa aiutare in termini di prospettiva anche lo stabilimento Stellantis di Melfi e aprirsi poi alla rete S.N.A.M. per portare questa energia in tutta Italia, favorendo progresso e sviluppo nella nostra regione. Siamo ancora in tempo per il dopo petrolio. La Basilicata ha tutte le condizioni per diventare un laboratorio per i programmi di investimenti green. È il tempo degli Stati generali dell’energia, autentico crocevia per affrontare i problemi della transizione energetica, per accompagnare anche i programmi di costruzione di nuovi modelli di auto alimentate con energie alternative.
Abbiamo proposto più volte di porre al centro dei rapporti con Eni e Total l’idea dell’istituzione del Fondo Sovrano. Siamo certi che un pezzo di quelle risorse possa servire per far fronte a gran parte delle emergenze in atto, perché la tenuta economica della nostra regione si regge su costi esorbitanti. I soldi accantonati nel Fondo possono davvero far fronte alle prospettive di sviluppo del territorio.
Proviamo a sperimentare per il lavoro il tema dello “scambio generazionale”. Parliamo con il mondo delle imprese, dunque del privato, provando a capire se ad ogni lavoratore prossimo al pensionamento (3 anni) possiamo affiancare un giovane all’inserimento. In un’ottica di formazione al lavoro, riconoscendogli in partenza un contratto part-time o di altro tipo, sostenuto dalle nuove provvidenze nazionali, fino ad arrivare in maniera progressiva al definitivo inserimento in azienda.
Serve un pit-stop tra le organizzazioni sindacali e la politica regionale. Negli ultimi tre anni scontiamo un limite: l’assenza e lo svuotamento della concertazione. Non dobbiamo consegnare ai lucani l’idea che solo la Pandemia ci ha portati in questa situazione di stallo. Anzi, dovremmo offrire idee di speranza, di responsabilità, di riscatto per un popolo che tanto continua a soffrire. Ecco perché la nuova pianificazione regionale deve prendere la forma di un vero Piano del lavoro. Questo è l’impegno strategico che abbiamo chiesto alla Giunta regionale da sei mesi purtroppo ancora senza risposta. Un Piano proposto unitariamente per la crescita, l’ambiente, il lavoro e del nuovo sviluppo sostenibile, definito su scenari condivisibili del futuro in ambiti e missioni specifiche, in grado di generare una crescita economica aggiuntiva (cioè strettamente legata alle politiche implementate) pari ad almeno 6 punti percentuali entro il 2026 e di ricavare nei prossimi due anni 4.000 opportunità di lavoro.
Non abbiamo bisogno di consultazione, ma di concertazione. Continuiamo ad assistere al solipsismo della politica regionale. Se questo metodo non dovesse cambiare, e continua a persistere, l’unica via d’uscita è lo “sciopero generale”
La Pandemia ci ha insegnato che sempre più dobbiamo stare attenti e andare verso le persone ed ascoltarle.
E dobbiamo farlo ora. Dobbiamo farlo insieme.