Ogni anno di questi tempi, puntualmente, si prevede un “autunno caldo”. La temperatura è riferita alle emergenze da affrontare sempre più complesse anche perché, in buona parte, ereditate dal passato. Qual è l’agenda della Uil per l’autunno 2021? Lo chiediamo al Segretario Generale regionale della Uil Vincenzo Tortorelli.
Ci sono priorità da affrontare?
Vorrei per ora solo elencarle sulla base del programma di lavoro che gli esecutivi prima regionale e poi nazionale della Uil, quest’ultimo è stato il primo in presenza voluto dal Segretario Generale Pierpaolo Bombardieri, hanno discusso ed indicato proprio di recente. Dunque: la ripresa dell’attività strettamente legata al futuro dello stabilimento Stellantis di Melfi (e dell’indotto) che continua a subire la carenza di semiconduttori; la convocazione degli “Stati Generali dell’energia” per affrontare la transizione energetica che in Basilicata ha aspetti specifici per la presenza dei più grandi giacimenti di petrolio in Europa su terraferma (Eni e Total); il nuovo Piano regionale della Sanità per aggiornare e adeguare servizi e prestazioni nel dopo Covid; il Piano per il Lavoro all’interno del Manifesto unitario che è parte integrante della nuova fase di concertazione con la Giunta Regionale; il disagio sociale che continua a preoccuparci per gli aspetti vecchi e nuovi in cui si manifesta. Siamo consapevoli che ci attende un autunno ancora più difficile del passato e per questo ci stiamo attrezzando, come segreteria confederale in sintonia con i gruppi dirigenti delle Categorie, per affrontare al meglio le numerose prove delle prossime settimane.
Partiamo da Stellantis, che hai messo in cima all’agenza. Qual è la strategia della Uil?
Pensiamo a come affrontare, innanzitutto in sinergia con la Uilm ma anche con le altre Categorie della UIL direttamente coinvolte, la situazione che si profila a Melfi che si riverbera a cascata sul comparto automotive e sull’intera economia lucana. Una questione di carattere europeo e mondiale ma che non per questo non può vederci attivi con iniziative appropriate.
Nel mese di luglio abbiamo raggiunto un accordo importantissimo per Melfi che determinerà una trasformazione epocale per lo stabilimento con il passaggio daI motore termico all’elettrico proiettandolo al 2024. Ma oggi la crisi di approvvigionamento dei microchip sta colpendo duramente la fabbrica, in termini di salari, con la chiusura dell’accordo sui contratti di solidarietà firmato qualche mese fa che determina di fatto il ricorso alla sola cassa integrazione per tutti i lavoratori, e di prospettive occupazionali future dal momento che la difficoltà delle forniture dovrebbe durare diversi mesi. La Basilicata non può più permettersi di arrivare in ritardo. Per questo riteniamo necessario il coinvolgimento del Governo: la partita del futuro di Melfi non si vince da soli.
La preoccupano le dimissioni di Cupparo e le fibrillazioni nella maggioranza?
È evidente che ci preoccupano come preoccupano tutto il sindacato. Parliamo di un Dipartimento che ha competenze in tante vertenze di lavoro. Sono numerosi i tavoli ancora aperti e in attesa di sbocchi soprattutto per la salvaguardia dei posti di lavoro. E poi c’è da programmare le azioni di tenuta delle attività produttive, di rilancio e accompagnare nuovi investimenti. Penso alla vicenda Amazon che risente di scarsa chiarezza su cosa realmente intende fare il colosso Usa dell’e-commerce e in quale area industriale. Credo ci sia stata una gestione da parte della Regione, a partire dalla comunicazione, inadeguata al punto da aver innescato polemiche, che si potevano prevenire, non solo politiche quanto di contrapposizione tra territori. Al momento – sia chiaro – noi non sappiamo niente di più di quanto letto sui giornali. Non entro nel merito di dinamiche politiche che riguardano la maggioranza e tanto meno nelle motivazioni, tra l’altro ancora oscure, della scelta dell’assessore Cupparo di rassegnare le dimissioni in forma e modalità anche queste oscure. Spetta adesso al Governatore Bardi individuare una soluzione che sia innanzitutto rapida perché non possiamo permetterci una paralisi dell’attività del Dipartimento. La nuova concertazione che chiediamo da tempo a Bardi da realizzare con strumenti e modalità differenti dal passato riguarda il Dipartimento di Cupparo come tutti gli altri e richiede innanzitutto una Cabina di Regia ma anche tavoli specifici dipartimentali sulla base delle specificità delle questioni da affrontare. Il Governatore non può restare ai buoni propositi.
La Regione ha avviato il confronto sul nuovo Piano Sanitario. Nei prossimi giorni sarete chiamati, insieme a Cgil e Cisl, a presentare proposte…
La sanità lucana non può trascinarsi nella palude dell’incertezza e nell’ incapacità di affrontare i veri nodi del sistema e di definire le nuove priorità che la pandemia ha creato, affrontando le criticità recenti e passate causate da un modello precario e non governato del complesso delle funzioni non coordinato nei programmi e negli obiettivi di salute da conseguire. A partire dalle criticità registrate con la difficile e insoddisfacente risposta nelle scelte politico-programmatiche nella prima e seconda fase pandemica che ha visto ritardi e confusione organizzativa nell’adeguamento dei servizi ospedalieri e territoriali verso le categorie più fragili e con una maldistribuzione dei presidi vaccinali. Fino all’imponente riduzione delle prestazioni non Covid per specialità cruciali, pur in presenza specie nella prima fase di una ridotta incidenza Covid. Una situazione che, se non riassestata, aggrava la capacità di recuperare la fiducia del paziente, già cronicamente in fuga da decenni verso altri sistemi sanitari. Diventa, perciò, indispensabile aprire subito il confronto sul nuovo piano Socio-Sanitario che diventa lo strumento fondamentale per adeguare la sanità lucana ai nuovi bisogni di salute. Data la straordinarietà e la necessità impellente di porre mano al riordino dell’insieme dei servizi sanitari occorre che il Governo regionale adotti ufficialmente uno schema di nuovo Piano Sanitario, aperto al contributo delle forze sociali ed istituzionali, con scelte nette ed inequivocabili.
Per entrare più nel merito quali sono, in sintesi, le idee della Uil sulla sanità?
Proprio la pandemia ha evidenziato tutti i limiti di un territorio abbandonato, di un sistema “ospedalocentrico” con una scarsa attenzione all’integrazione e all’appropriatezza e con un’assillante ripetizione dei tagli e delle riduzioni dei servizi. Proprio per perseguire questi obiettivi, il nostro SSR potrebbe organizzarsi su due distinte aziende provinciali, riordinandovi la rete ospedaliera.
I due maggiori ospedali regionali confermati e qualificati nella loro distinta funzione, quella di azienda del Policlinico del S. Carlo e quella di Dea di Primo livello rafforzato del Madonna delle Grazie, si devono integrare con tutta la rete dei servizi territoriali (rinnovata secondo i modelli suggeriti dal PNRR) presidiando il sistema dell’emergenza urgenza; mantenendo autonomo, per una questione di opportunità, l’IRCCS CROB, se necessario anche il 118 che, come già sottolineato, tornerebbe ad essere un’azienda regionale autonoma.
All’interno del sistema delle acuzie definire bene le mission degli ospedali territoriali per acuti. Alcuni di questi nosocomi confinano con altre regioni e sono in grado di attrarre mobilità sanitaria attiva. Pescopagano, dove è previsto la realizzazione del Centro di Riabilitazione per Cerebrolesi di terzo livello. Lagonegro che attrae utenza dall’alta Calabria e dal Basso Cilento. Melfi che potrebbe attrarre, come Venosa, utenza dalla Campania e dalla Puglia. Policoro che è già un punto di riferimento per molti utenti dell’alta Calabria. Villa D’Agri che opera in un’area nevralgica delle estrazioni petrolifere.
Alcuni di questi ospedali, qualora le condizioni lo rendano favorevole, possono anche ambire , con opportuni accordi con le regioni interessate, a trasformarsi in DEA di Primo livello.
L’organizzazione ospedaliera deve essere chiaramente differenziata.
Per il dopo petrolio la Regione è attesa da scadenze ravvicinate tra le quali quelle del Piano nazionale. Quali indicazioni ai Governi nazionale e regionale?
Guardiamo, non da oggi, al dopo petrolio. È il tempo, in autunno, degli ‘Stati generali dell’energia’ , autentico crocevia per affrontare i problemi della transizione energetica e superare i ritardi e le sottovalutazioni che si registrano in Basilicata. Lo richiede innanzitutto il Recovery Fund che concentra le risorse principalmente su due driver: rendere le aree metropolitane veramente green e l’idrogeno che per noi ha anche un altro valore per accompagnare i programmi di costruzione di nuove auto alimentate con energie alternative. E poi non abbiamo mai rinunciato alla nostra idea-centrale di istituzione di un Fondo – sul modello norvegese tradotto nelle competenze e nella strumentazione regionale – arricchito da un impiego prudente sul mercato finanziario, proietta la programmazione al futuro e al dopo-petrolio alimentando un flusso di risorse utili, sia come accumulo di “previdenza sociale” per i cittadini lucani e sia per costituire uno stock di risorse a “tesoreria regionale”, da investire nello sviluppo del territorio. Tutto questo non solo grazie al petrolio e al gas. Ci vogliono le basi di un nuovo costruire per combinare la risorsa idrica, quella appenninico-forestale e del paesaggio e quella dell’energia petrolifera. Con un obiettivo preciso che non è quello di erogare soldi ai cittadini ma di creare una riserva di valore crescente, da spendere quando il petrolio scemerà, per ristorare le future generazioni, stimando una curva di invecchiamento della popolazione.
Segretario si allunga il triste elenco di morti sul lavoro…
La Uil Basilicata dopo la morte dell’ultimo operaio a Genzano di Lucania ha rinnovato l’impegno a sostegno della campagna “Zero morti sul lavoro”, avviata dal 5 marzo scorso, che è parte integrante dell’iniziativa unitaria Cgil, Cisl, Uil denominata “Fermiamo le stragi”. Non vogliamo contare le vite umane spezzate e sottratte alle famiglie. Piuttosto ancora una volta sono gli impianti industriali come i cantieri edili a confermarsi i luoghi di lavoro a maggiore rischio per i lavoratori e che quindi necessitano la massima attenzione per il rispetto dei protocolli di sicurezza. Siamo mobilitati come segreteria confederale insieme a tutte le Categorie per svolgere iniziative sul territorio e nei luoghi di lavoro che mettano al centro dell’azione sindacale l’obiettivo di zero morti sul lavoro. Un impegno quotidiano contro un massacro incivile. Lo abbiamo fatto in questi mesi e lo ribadiamo: serve un piano nazionale con specifici riferimenti territoriali per aggiornare i Protocolli sulla sicurezza sottoscritti lo scorso anno con il Governo, anche introducendo due capitoli riferiti ai lavoratori fragili e alla formazione. Tutto questo con una specifica attenzione per i comparti fabbriche e costruzioni che si confermano quelli con maggior numero di morti ed incidenti. E inoltre, bisogna sburocratizzare gli appalti e continuare sulla riforma del codice degli appalti. Questo anche per accelerare la fase di cantierizzazione di opere infrastrutturali e interventi strategici.
Di recente occupandosi di Pubblica Amministrazione ha messo il dito nella piaga: servono assunzioni…
Per la fase di gestione del Pnrr oltre che per quella della nuova programmazione dei fondi comunitari da spendere nel prossimo sessennio la Regione Basilicata e le strutture della Pubblica Amministrazione della regione hanno bisogno di giovani laureati e personale specializzato. Per questo riteniamo utile seguire l’esempio di Regioni come la Puglia e la Campania e di Città come Torino e Milano che hanno dato avvio alle procedure di reclutamento veloce di nuovo personale per trovarsi preparati nel prossimo autunno. Da troppo tempo il Presidente Bardi ha annunciato lo sblocco dei concorsi in Regione e negli enti controllati dalla Regione senza dare seguito ad avvisi che per ora hanno riguardato solo il personale sanitario, medico, infermieristico e tecnico. Non si sottovaluti che per raggiungere i complessi obiettivi contenuti nelle cosiddette 6 missioni del Pnrr la macchina amministrativa, vale a dire i dipendenti, funzionari, dirigenti e consulenti della P.A., sono lo strumento essenziale anche per orientare, assistere ed accompagnare le imprese a fare il proprio autonomo lavoro di spesa e di investimenti. Anche in Basilicata da tempo si richiede l’attuazione di quella che abbiamo definito la “staffetta generazionale” accelerando le procedure di turnover dopo i pensionamenti e ricostruendo ed aggiornando le competenze tecniche e professionali degli uffici regionali e statali. L’esperienza passata con concorsi durati anni va superata e, come dimostrano Enti Regionali e Comunali che hanno avviato le procedure concorsuali, ciò è possibile senza derogare ai criteri di meritocrazia e trasparenza. È questa inoltre l’occasione per individuare meccanismi che mettano fine alla penalizzazione dei giovani in possesso di titolo di studio in linea con i profili richiesti ma senza esperienza professionale e quindi tenuti fuori dagli uffici pubblici.
La Pubblica Amministrazione per una regione come la nostra necessita dell’Unione dei Comuni, fattore indispensabile per uniformare e far funzionare meglio i servizi ai cittadini.
La Basilicata vive le storiche contraddizioni del Sud. Non pensa che la cosiddetta questione meridionale abbia perso appeal tra le forze politiche, parlamentari e governative?
Le anticipazioni del Rapporto Svimez 2021 (“L’economia e la società del Mezzogiorno”) contengono un rischio di doppia frattura per l’economia complessiva della nostra regione: da una parte l’acuirsi del divario con il Nord e le regioni che continueranno a crescere nel biennio 2021-2022; dall’altra, la frattura con altre regioni del Sud – Abruzzo, Campania, Puglia e Sardegna – che, a differenza della nostra, segneranno incrementi superiori alla media Mezzogiorno. È un rischio che non possiamo permetterci.
Dunque, le stime Svimez sono un preoccupante segnale da cogliere adesso che attraverso la fase di definizione del PNRR Basilicata siamo ancora in tempo. La previsione di crescita del Pil lucano 2022 inferiore a quella di quest’anno non ci fa stare tranquilli e rilancia l’iniziativa avviata nei giorni scorsi con il documento unitario che in dettaglio ha tutte le proposte ed indicazioni concrete su come avviare la ripresa per il dopo Covid. Del resto, l’analisi degli studiosi ed esperti Svimez trovano conferme nei rapporti del Centro Studi Sociali e del Lavoro della Uil che già dallo scorso anno ha anticipatamente messo in guardia sui pericoli per l’apparato produttivo e per l’occupazione in Basilicata. C’è stato in passato l’impegno del Governatore Bardi a realizzare una sorta di coordinamento dei Governatori del Sud. Non sappiamo perché l’iniziativa si è interrotta. Probabilmente la pandemia ha influito. Pensiamo che anche il sindacato debba rilanciare il proprio impegno per il Sud. Noi vogliamo farlo come Uil di intesa con le strutture regionali e confederali nazionali attraverso un programma di iniziative mettendo al centro dell’elaborazione l’attività di ricerca del nostro Cssel.
Siete impegnati a preparare un evento nazionale. Di cosa si tratta?
Nella prossima settimana – il 22 e il 23 – Potenza ospiterà l’evento nazionale dei 70 anni della Feneal, la federazione dei lavoratori delle costruzioni. La scelta di Potenza non è certo casuale. La FeNEAL UIL nasce come FENEA (Federazione Nazionale dei Lavoratori Edili ed Affini) il 22 settembre 1951, con il 1° Congresso Nazionale organizzato, a Potenza. Vogliamo ricordare quell’evento per proiettarlo al presente e al futuro della nostra missione. Intanto, ricordiamo la nostra storia che fa del capoluogo lucano il luogo della nascita del sindacato degli edili della Uil voluto da un gruppo di delegati di varie province: 5.040 furono i voti rappresentati, frutto di un impegno massiccio, poiché molte province, per un totale di 958 iscritti, non riuscirono a partecipare al Congresso, a causa delle poche risorse che non consentirono loro di sostenere le spese di viaggio e di soggiorno. La FENEA nasce quindi 18 mesi dopo la costituzione della UIL. I problemi posti al centro del dibattito furono la ricostruzione, lo sviluppo, l’occupazione, le condizioni di lavoro, i salari, la previdenza ed è evidente come alcuni di essi, anche se con connotati differenti, sono ancora oggi di grande attualità. Sarà il Consiglio nazionale FENEAL sempre a Potenza con il Segretario Generale nazionale Vito Panzarella a fare il punto delle questioni che riguardano la Categoria. Le conclusioni del Segretario nazionale Confederale Pierpaolo Bombardieri saranno l’occasione per approfondire i compiti contenuti nella nostra agenda per l’autunno.
In conclusione, Segretario, e in sintesi, qual è la “mission” della Uil per il prossimo autunno?
Abbiamo l’ambizione di intercettare il desiderio di una società più visionaria, oltre le strettoie della crisi. Una sorta di ‘raccoglimento’ dice De Rita (Censis) proprio quando l’onda è più bassa ,una presa di coscienza di nuovi spazi . Mettere al centro la fatica delle imprese e del lavoro anche nel conflitto per distribuire le nuove risorse. C’è infatti una relazione stretta tra i “beni comuni”, l’identità e il futuro di una comunità regionale. Tutto questo nella convinzione che le nuove sfide dello sviluppo globale post-pandemico hanno bisogno di grandi intese e di governance nuove, convergenti ed artefici del lavoro per lo sviluppo secondo il rilancio di una pianificazione strategica compartecipata e polisettoriale. Senza piani e capacità realizzative accompagnate dall’applicazione quotidiana di strutture, territori, enti locali e forze sociali il rischio è di rimanere marginali invece che protagonisti convinti che la nostra regione ha ricchezza di beni locali e di piattaforme manifatturiere, come gli stabilimenti delle grandi aziende che sono centrali per il nuovo sviluppo del Paese. La lezione è per noi chiara: non sprecare nemmeno un euro del PNRR in quelle che noi abbiamo indicato come “AREE DI TRASFORMAZIONE” (dalle politiche industriali alle infrastrutture, alla mobilità, la svolta ecologica, l’innovazione, politiche del lavoro, della formazione, inclusione socio-sanitaria) in grado di generare nuova occupazione all’altezza della nuova situazione di divario. È quello che in definitiva pretendiamo dal Governo regionale, non ci sarà un’altra occasione come questa per la Basilicata. L’idea forte è di generare un nuovo ciclo di pianificazione, partecipata da territori e sociale, per inanellare le diverse e cospicue leve finanziare del Pnrr e dei fondi europei, con interventi coerenti e cumulativi secondo i bisogni delle nuove generazioni coniugati alla valorizzazione dei beni comuni nel contesto globale. Se volessimo sintetizzare tutto, serve meno più concertazione, più partecipazione, più finanza creativa e farsi contaminare di più dal coraggio. Ecco, da qui bisogna ripartire per una Basilicata all’altezza delle sfide dell’autunno e non solo.