di UIL Basilicata

L’occasione che abbiamo ora, con il Recovery Plan e il Mes, è unica e va sfruttata”

Anche in Basilicata, come in tutto il Paese, questi lunghi mesi di pandemia hanno insegnato quanto preziosa sia la funzione di tutto il sistema pubblico in un contesto di emergenza sanitaria. Lo smart working nella fase più acuta e il ritorno in ufficio nelle ultime settimane hanno consentito di dare risposte a cittadini, famiglie, categorie sociali, imprenditori. E’ quanto sostiene una nota congiunta delle segreterie confederale Uil, Uil-Pa, Uil-Fpl Basilicata.

Nel sottolineare che la Basilicata è ottava in Italia per numero di dipendenti pubblici ogni mille abitanti, ma quintultima come percentuale di variazione del numero di dipendenti negli ultimi cinque anni a riprova che nonostante l’alto numero di pensionamenti e di ricorso a Quota 100 da troppo tempo non si assumono nuovi dipendenti, nella nota si ribadisce che la Pubblica Amministrazione costituisce uno degli asset strategici per lo sviluppo della regione e del Paese.
È per questo che chiediamo a Governo e Regione di prendere una posizione chiara sulla gestione delle importanti risorse che il Paese avrà a disposizione, tutte incluse: dalla legge di bilancio al Recovery Fund, fino al MES.

Un primo passo fondamentale per dimostrare la centralità strategica della P.A. nella nostra regione è il rientro al più presto e in totale sicurezza di tutti i dipendenti, nel pieno rispetto delle misure concordate nell’ultimo protocollo di sicurezza sottoscritto lo scorso 24 luglio.

I lavoratori vogliono rientrare negli uffici per dare responsabilmente il loro contributo alla pronta ripartenza della macchina amministrativa a sostegno di tutte le attività produttive e a garanzia dei servizi essenziali. Lo hanno fatto anche durante la fase più critica della pandemia: chi in prima linea sul fronte alla lotta all’emergenza, chi da remoto assicurando la continuità dell’azione amministrativa. Il normale riavvio di quest’ultima, tuttavia, non può che esser legato a doppio filo col rientro dei lavoratori nelle amministrazioni, negli enti e negli istituti.

Ma non basta! Per far ripartire compiutamente quella macchina bisogna necessariamente cambiare rotta e tornare a investire su tutte le Pubbliche Amministrazioni, sulla Sanità, sulla Scuola, sull’Università e sulla Ricerca, riconoscendone il ruolo di volano dello sviluppo sociale ed economico.

Rivendichiamo da troppo tempo un percorso serio di digitalizzazione e di adeguamento infrastrutturale della macchina pubblica che sia in grado di metterla al passo con il terzo millennio e di rispondere alle esigenze dei cittadini e degli attori economico sociali del Paese.
L’occasione che abbiamo ora, con il Recovery Plan e il Mes, è unica e va sfruttata!

Un percorso di rilancio che, però, non può prescindere dal protagonismo di chi dovrà esserne quotidianamente partecipe, i lavoratori. Bisogna farlo investendo in formazione, colmando i tanti vuoti organici con un piano straordinario di assunzioni, ridando dignità e ruolo alle relazioni sindacali e riconsegnando alla contrattazione competenze sull’organizzazione del lavoro per orientarne e accompagnarne le trasformazioni che le innovazioni stanno comportando.

Il contratto collettivo non può che essere lo strumento più adatto e flessibile per guidare questo processo di ammodernamento e rilancio del sistema pubblico.

Rivendichiamo condizioni economiche e normative utili ad avviare, fin da subito, questo processo, anche attraverso l’apertura delle trattative per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego ormai scaduti da oltre due anni.

Quanto allo sblocco delle assunzioni – dice Vincenzo Tortorelli segretario regionale Uil – riguarda da noi centinaia di posti di lavoro in tutte le Amministrazioni centrali e periferiche, dagli uffici statali alla regione, dagli ospedali ai comuni, dalle forze dell’ordine agli istituti previdenziali agli uffici giudiziari. In questo modo sarà possibile rimpiazzare le migliaia di uscite di personale concretizzatesi negli anni scorsi e previste per gli anni a venire. Si potrà così a breve immettere in servizio nuovo giovane personale,  facendo dimenticare, mi auguro una volta per tutte, la brutta storia del “concorsone” in Regione che  risale al 2009 con oltre  30 mila domande presentate e circa 20.500 ammessi, di cui alcuni per più selezioni di profili che si sarebbero dovuti assumere.

Le due facce della medaglia – conclude Tortorelli – sono l’età media dei dipendenti statali che oscilla intorno ai 50 anni e solo il 2,7% del personale ha oggi meno di 30 anni di età. Noi continuiamo a credere che la “staffetta generazionale” soprattutto nel pubblico impiego è lo strumento che può invertire la tendenza all’emigrazione intellettuale e giovanile. Per questo la Regione deve prepararsi mettendo in campo tutte le azioni possibili a partire dalla concertazione con i sindacati”.

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